Il sogno:
Campione
è stato amore
a prima vista.

Campione è molto più di una proprietà agricola: è il fulcro di una visione e di un sogno che unisce passato e futuro, unione ben rappresentata dal panorama che si gode dalla terrazza della villa di famiglia, dove la vista spazia dagli edifici di Piazza Gae Aulenti di Milano che compaiono in lontananza, alle colline che racchiudono il magnifico vigneto posto ad anfiteatro, le cui balze furono create in passato dai monaci cistercensi. Questa tenuta rappresenta un’oasi di pace dove la natura è protagonista, immersa in un paesaggio fatto di boschi rigogliosi e colline. Campione offre un microcosmo unico, dove il tempo sembra rallentare e ogni elemento naturale trova il suo equilibrio.

“La prima volta che ho visto Campione ero poco più di una ragazzina, e con un gruppo di amici arrivai in questa proprietà per una festa di compleanno. Ricordo ancora lo stupore di trovarmi catapultata in un paesaggio davvero inaspettato: forse senza accorgermi ero arrivata in Toscana?

Perchè se oggi il nostro territorio è finalmente rivalutato, allora era davvero stato dimenticato, e la campagna, quella vera, andavi a cercarla altrove.

Negli anni poi, quando “quel festeggiato” diventò mio marito, tornai qualche altra volta a Campione, ma la proprietà fu poi abbandonata. Io e Beppe cercavamo un luogo dove far crescere i nostri figli respirando, e non solo in senso fisico, un’aria fresca, un clima di serenità e dove poterci riunire con i nostri amici. Fu il papà di Beppe a farmi davvero innamorare di Campione: le prime volte che cominciai a frequentarlo per cercare di rimettere ordine a una natura che aveva preso il sopravvento, me lo trovavo improvvisamente davanti con un sorriso soddisfatto, di chi vedeva rinascere un posto che aveva tanto amato. Lui, grande imprenditore brianzolo, aveva passato anni bellissimi e felici in quel luogo. E allora capii che avevo un enorme privilegio ma anche una grande responsabilità: quella terra doveva riprendere il posto che di diritto occupava nel mondo, doveva rivivere come e più di prima. 

Cosa c’era prima? Una ricerca storica mi fece scoprire che in un passato più lontano le balze, che adesso erano ricoperte di rovi, erano tutti vigneti. Fu una rivelazione: ecco cosa avremmo fatto. 

Non è stato così facile, il tempo aveva reso le balze dissestate, e i lavori sono durati anni, con molte difficoltà che a volte mi hanno fatto quasi desistere. Ma oggi il nostro paradiso è rinato, abbiamo creato un anfiteatro completamente vitato e quando la nostra famiglia si riunisce a Campione, trova davvero tutta la serenità CHE IO E BEPPE cercavamo. 

Fare il “nostro vino” ha scatenato in me una passione inaspettata, oggi mi ritrovo ad “ACCUDIRE” questo vino con la stessa dedizione che merita un bimbo, e per questo ho voluto chiamarlo Quintonato.”